venerdì 12 marzo 2010

Numero chiuso a Odontoiatria, la Corte europea scrive al comitato

La Corte europea dei diritti dell'uomo ci comunica l'apertura di un fascicolo relativo al "numero chiuso" nei corsi di Odontoiatria. Nel ricorso chiediamo l'iscrizione in sovrannumero di alcuni igienisti dentali e odontoiatri rimasti esclusi dai test del 2009.

Questo è il secondo ricorso del 2009. Il primo (ricorso individuale per Medicina) è stato già iscritto a ruolo. Adesso aspettiamo solo la lettera di ricezione del terzo (ricorso collettivo relativo a Odontoiatria e a Medicina).

Nei prossimi mesi, se la Corte non rigetta il ricorso, lo comunicherà allo Stato italiano per consentirgli di fare le sue osservazioni. Infine la Corte emetterà una sentenza. Per conoscere l'esito del ricorso potrebbero volerci molti mesi.

In ogni caso non meno di 2 anni (fermo restando che la modifica della legge sul numero chiuso potrebbe anche venire prima di quella data, nell'ipotesi in cui il Consiglio di Stato italiano accogliesse altri ricorsi simili presentati dal nostro comitato nel 2009 e nel 2010).

Tutti questi ricorsi serviranno a qualcosa?

Mi auguro di sì. Forse un ricorso non è una "condizione sufficiente" per abolire il numero chiuso, ma di certo è "condizione necessaria". Intendo dire che il Parlamento non si è mai preoccupato seriamente del problema "numero chiuso". Esistono alcuni disegni di legge di riforma, è vero, ma a quanto pare in questo momento non sono una priorità delle camere.

Quindi dubito che la legge sul numero chiuso possa essere modificata dal legislatore senza nessun "input" dall'esterno.

martedì 9 marzo 2010

Lista Polverini, sentenze Tar e appello Cds

Il Tar Lazio ha respinto la richiesta di sospensiva avanzata dalla lista Pdl per due ragioni. Il tribunale amministrativo ha ritenuto inapplicabile il decreto legge del Governo perchè la materia elettorale è competenza esclusiva del Lazio e perchè "non è dimostrabile che i due rappresentanti del Pdl, alle ore 12 di sabato 27 febbraio, fossero presenti nel tribunale con tutta la documentazione necessaria".

La strada per il Pdl ora si complica.

Se il partito di Governo vuole ottenere una sospensiva, infatti, dovrà convincere il Consiglio di Stato che il decreto legge è applicabile nel Lazio e, soprattutto, che i delegati di lista erano presenti in tribunale con tutta la documentazone necessaria...

Proprio quest'ultima dimostrazione è particolarmente difficile.

Infatti sembra che il fascicolo presentato dai presentatori della lista fosse effettivamente privo di alcuni documenti. La notizia è stata resa nota oggi dal Tribunale di Roma (che, per la cronoca, ha respinto nuovamente la lista che il Pdl aveva ri-presentato grazie a una norma ad hoc del decreto legge).

Il faldone dei presentatori di lista, sigillato dai carabinieri il giorno delle contestazioni, è stato aperto alla presenza dei funzionari del Tribunale ed è risultato sprovvisto di alcuni documenti. Ogni commento è superfluo.

lunedì 8 marzo 2010

Lista Polverini, Tar respinge sospensiva

(ANSA) - ROMA, 8 MAR - Il Tar del Lazio ha respinto la richiesta con cui il Pdl contestava la decisione della Corte d'Appello di escludere la lista di Roma. Per i giudici amministrativi il dl 'salva liste' non 'puo' trovare applicazione perche' la Regione Lazio ha dettato proprie disposizioni in tema elettorale esercitando le competenze date dalla Costituzione'. 'A seguito dell'esercizio della potesta' legislativa regionale la potesta' statale non puo' trovare applicazione nel presente giudizio', concludono.

* * *

La normativa regionale a cui il Tar fa riferimento è la legge della regionale n. 2 del 2005.

Essa, a sua volta, rinvia alla legge n. 108 del 1968 (elezioni regionali), apportandovi alcune modifiche marginali. I giudici ritengono che il decreto legge, modificando la legge n. 108, abbia invaso la competenza della Regione, in quanto la Regione con la legge n. 2 del 2005 si è dotata di una propria legge elettorale e ciò precluderebbe l'intervento legislativo dello Stato...

Questa spiegazione mi lascia perplesso.

Faccio notare, in primo luogo, che l'assemblea regionale laziale con la propria legge elettorale ha effettuato un "rinvio dinamico". Infatti, se il legislatore regionale avesse voluto dettare una normativa autonoma, non avrebbe certo rinviato alla legge del 1968, ma ne avrebbe riprodotto al proprio interno il contenuto adattandolo alle proprie esigenze, mettendosi dunque al riparo da future modifiche.

In secondo luogo, la legge del 1968 regola anche i poteri della Corti di Appello e degli apparati statali incaricati di presiedere il contenzioso elettorale: tutte queste norme, così come quelle relative ai termini per la presentazione delle liste, non possono rientrare nella potesta delle regioni perchè riguardano la "determinazione dei livelli essenziali delle prestazioni concernenti i diritti civili", materia riservata allo Stato dall'art. 117 della Costituzione!

Tra pochi giorni il Consiglio di Stato dirà la sua. La soluzione migliore, dal mio punto di vista, resta quella di concedere la sospensiva alla lista e di rimettere la vicenda alla Corte costituzionale per un esame più approfondito.

ore 22.33

Lista Polverini, oggi la decisione del Tar

Chissà se oggi il Tar lazio riammetterà la lista del Pdl esclusa dalla provincia di Roma. Il decreto legge del Governo è abbastanza chiaro: quella lista va riammessa. Ma il decreto a molti è sembrato incostituzionale. Che faranno dunque i giudici? Di certo non possono disapplicarlo: una legge, per quanto discutibile possa sembrare, deve essere applicata fino a quando non è dichiarata incostituzionale. Ma non c'è tempo per aspettare la pronuncia della Corte costituzionale...

La scelta migliore, da questo punto di vista, potrebbe essere quella di ammettere la lista, con sospensiva, e contestualmente sospendere il processo e rinviare il decreto alla Corte costituzionale...

Capite bene che la situazione è tremendamente complessa. Se il decreto legge venisse dichiarato incostituzionale dopo le elezioni, infatti, il Tar dovrebbe pronunciare la decadenza degli eletti del Pdl nella circoscrizione di Roma...

Un macello!

ultimo aggiornamento:
8 marzo 2010,
ore 15.52

sabato 6 marzo 2010

Decreto "salva liste": non sarà incostituzionale?


Mi dispiace che le liste di Formigoni in Lombardia e della Polverini nel Lazio siano state escluse dalla competizione: molti elettori verranno privati del diritto di voto. Mi sarebbe dispiaciuto, allo stesso modo, se a restare fuori era la lista del Pd. Il ragionamento che voglio fare, quindi, non è animato da uno spirito "partigiano", ma poggia su basi giuridiche: sulla Costituzione, sulle leggi dello Stato e sulle sentenze del Consiglio di Stato...

Ritengo che l'esclusione delle liste sia da imputare esclusivamente ai responsabili locali del Pdl (i presentatori di lista), non a fattori esterni, e dunque non mi sembra giuridicamente corretto che il Governo sia intervenuto legislativamente con un decreto legge sana-liste. Temo che tale intervento sia incostituzionale e che le elezioni saranno annullate dal Tar, magari dopo dopo una pronuncia della Corte costituzionale che attesta l'illegittimità del decreto legge.

Analizziamo la situazione dal punto di vista giuridico.

1. I termini per presentare le lista sono perentori, anzi, granitici.
2. Tardare la presentazione di soli 5 minuti vuol dire restare fuori dalla competizione (in questo senso le numerose sentenze del Consiglio di Stato). La legge in esame è ragionevole perchè prevede un termine minimo e un termine massimo per depositare le liste: un partito che decide di presentare la lista all'ultimo minuto, come fatto dal Pdl, lo fa a suo rischio e pericolo.
3. Qualcuno, tuttavia, replica che senza il Pdl la competizione sarà falsata. Sono obiezioni infondate perchè, anche senza il Pdl, gli elettori potranno comunque scegliere tra altri candidati (quattro nel Lazio e sei in Lombardia). Non sta scritto da nessuna parte che un partito, solo per il fatto che è il più numeroso, deve beneficiare di un trattamento di favore rispetto agli altri. la legge è uguale per tutti. Per queste ragioni ritengo che sia irragionevole voler riammettere le liste. L'intervento del Governo, a mio parere, si profila incostituzionale per violazione del principio di uguaglianza e ragionevolezza stabilito dall'art. 3 della Costituzione.
4. Nel merito, comunque, il Governo ha scelto un modo pericoloso di intervenire. Il Consiglio dei ministri ha emanato infatti un decreto legge di "interpretazione autentica" che modifica retroattivamente la norma affermando che la presenza di un individuo nel tribunale vale come prova della presentazione delle liste ed affermando, dulcis in fundo, che gli eventuali ricorsi al Tar contro l'ammissione dela lista potranno essere presentati solo dopo le elezioni e non prima.
5. Il provvedimento puzza di incostituzionalità. In primo luogo, affinché un decerto legge venga emanato, servono situazioni eccezionali di "necessità e urgenza". Lo prevede la Costituzione. In questo caso tuttavia manca certamente la necessità, perchè anche senza il Pdl le elezioni potrebbero svolgersi correttamente per la presenza di altri candidati...
6. Ma, ammesso che il decreto sia "necessario", certamente esso non è conforme all'art. 15, comma 2, della legge n. 400 del 1988, ai sensi del quale il Governo non può emanare decreti legge "nelle materie indicate nell’articolo 72, quarto comma, della Costituzione" (cioè in materia di elezioni).
8. Qualcuno obietta che il decreto, in effetti, interpreta, non modifica la legge! osservazione ingegnosa ma palesemente infondata. Un mutamento radicale dell'interpretazione, come quello prospettato dal Governo, equivale in ogni caso a una modifica della legge. In pratica si è attribuito alla legge, surrettiziamente, un significato totalmente assente dalle singole disposizioni...

Non era questa la strada da seguire. Il Pdl avrebbe dovuto ammettere i suoi errori di fronte all'opinione pubblica e chiedere all'opposizione di rinviare le elezioni di 2 settimane. Questo avrebbe permesso di ripresentare le liste. L'opposizione, di certo, non avrebbe potuto opporsi a una simile richiesta. In caso contrario, infatti, avrebbe dato a tutti l'idea di voler "vincere a tavolino" e una simile pubblicità, in tempo di elezioni, si paga a caro prezzo, di modo che la vittoria nelle due regioni sarebbe stata accompagnata probabilmente dalla sconfitta nelle altre undici...

Ricordate come lo spagnolo Zapatero ha vinto le lezioni, vero?

mercoledì 3 marzo 2010

Sentenza crocifisso, sì al riesame


Il panel di 5 giudici si è pronunciato. La sentenza della Corte europea sul crocifisso nelle scuole sarà riesaminata dalla Grande Camera di 17 giudici.

I giornali italiani e la Cei gridano vittoria, ma non considerano che il rinvio, di fronte a una questione di diritto tanto importante, era praticamente un atto dovuto. Secondo il regolmento della Corte, infatti, il rinvio alla Grande Camera deve essere concesso quando il caso è controverso o quando riguarda importanti questioni di diritto.

Il rinvio alla Grande Camera, dunque, non significa affatto che la sentenza verrà riformata. La pronuncia di condanna, anzi, ha ricevuto in primo grado l'unanimità e dunque riuscire a ribaltarla non sarà affatto semplice...

Quindi sbagliano quei politici che, in modo superficiale, hanno affermato che il provvedimento della Corte implica la validità delle ragioni del nostro Paese...

La Corte ha solo dichiarato ammissibile il ricorso. Il bello deve ancora venire.

Per convincere i giudici che il nostro Paese non ha violato i diritti umani ci vorrà uno sforzo enorme. Lo Stato, in caso di conferma, sarà costretto a eseguire la sentenza e a rimuovere tutti i crocifissi dalle scuole. Ed è chiaro che non potrà sottrarsi. Pena l'isolamento internazionale.

Se l'italia non condivide la giurisprudenza di Strasburgo ha una soluzione facile. Denunciare il trattato internazionale che la istituisce e titarsi fuori dal Consiglio d'Europa. Saremmo l'unico stato d'Europa ad aver fatto ciò e certamente metteremmo a repentaglio la nostra permanenza nell'Unione europea.

Non condivido la decisione della Corte europea, per motivi strettamente giuridici, tuttavia la rispetto. Ma almeno prima di esprimere la mia opinione a riguardo ho letto la sentenza (in francese). A differenza di alcuni politici ed opinionisti italiani che, a giudicare dalle loro affermazioni, non hanno fatto altrettanto.

Il ragionamento della Corte, in linea di massima, è impeccabile. L'unico difetto è che non prende adeguatamente in considerazione la situazione italiana e che, proprio per questo, rischia di essere iniqua nei confronti del nostro Paese.