martedì 6 gennaio 2015

E' possibile ottenere il riconoscimento in Italia del titolo di medico conseguito in Serbia?

Riceviamo e pubblichiamo:

Le volevo fare alcune domande.
La mia ragazza è serba vive a Belgrado. Fa medicina in un università di cui non mi ricordo il nome, comunque per medicina ha fama di essere la migliore in Serbia. Una volta laureata quanto le sarebbe difficile far valere la laurea in Italia? E la specializzazione in chirurgia in Serbia, c'è modo di farla valere in Italia? E in quanto tempo? 
Grazie mille per l'aiuto
Alessandro


In genere, quando si chiede al Ministero della Salute il riconoscimento di un titolo professionale extra Ue  (medico, dentista, infemiere...) capita spesso che al laureato vengono imposte misure compensative molto severe (superamento in un solo giorno di 6-7 materie scritte - le più complesse del corso di laurea - tramite test a risposta multipla molto difficili e poi esame orale, per cui la solo insufficienza in una di queste materie comporta il dover ripetere l'intero test dopo almeno 6 mesi, senza poter contare sulle materie già superate). 

Contro i decreti del Ministero della Salute esistono solo due strategie difensive: impugnare immediatamente (con ricorso al Tar) il decreto ministeriale che stabilisce il numero di materie da sostenere, in quanto spesso questi decreti sono poco motivati, nel senso che impongono di superare una serie di materie, ma senza spiegarne bene il motivo. L'errore in cui incappano molti è quello di ottenere il decreto e non impugnarlo entro 60 giorni (o 120 se con Ricorso straordinario), fiduciosi nell'immediato superamento della prova. Poi, resisi conto della difficoltà dell'esame, vorrebbero fare ricorso al Tar contro il decreto-capestro... ma ormai è troppo tardi. 

Un'altra possibilità - da valutare caso per caso - è rinunciare al riconoscimento professionale (che in teoria dovrebbe essere la via più semplice per inserirsi nel mondo del lavoro!) e optare per il riconoscimento accademico della propria laurea, effettuato dalle università italiane. Anche qui spesso le università sollevano mille obiezioni - a volte fondate e a volte non fondate - ma in linea di massima è possibile superarle tramite ricorso al Tar. Una volta riconosciuto il titolo accademico, occorrerà superare in Italia l'esame di abilitazione al pari di un qualunque laureato in medicina o odontoiatria (il che non è un problema, vista la notoria facilità di questi esami di abilitazione).

Per quanto riguarda la specializzazione, è difficile dare una risposta precisa. Innanzi tutto, per ottenere il riconoscimento della specializzazione, occorre ottenere prima il riconoscimento del titolo professionale di medico (oppure, se si è ottenuto il riconoscimento del titolo accademico presso una università italiana, superare l'esame di Stato in Italia). Poi occorrerà rivolgersi al Ministero della Salute e avanzare apposita istanza per il riconoscimento della specializzazione. Per avere delle chance di riconoscimento della specializzazione, occorre valutare la durata del corso di specializzazione e le modalità di svolgimento. In generale, se durata e contenuto coincidono, non ci dovrebbero essere problemi. Se una delle due non coincide, il riconoscimento potrebbe essere rifiutato. Anche qui, in caso di rifiuto, la possibilità è una sola: rassegnarsi al diniego oppure, nel caso in cui lo si ritenga oggettivamente infondato, ricorrere al Tar entro 60 giorni (o presentare ricorso straordinario entro 120 giorni).

Leggendo questo blog sembra quasi che tutto ruoti intorno al Tar. Ma l'unico modo per censurare l'operato della P.A. è quello di rivolgersi al Giudice amministrativo. Non esistono altre strade. Nel 99% dei casi la P.A. che commette un errore - anche di fronte al più imbarazzante degli errori - tende a non smentire sé stessa. Abbiamo conosciuto pochissimi dirigenti disposti ad ammettere di essersi sbagliati. E i loro superiori, quasi sempre, non hanno avuto il coraggio di intervenire nei confronti dei subordinati. Diffide, memorie e ricorsi gerachici sono spesso inutili, specialmente se scritti dal cittadino (se a scrivere è un bravo giurista, a volte la situazione cambia, ma non sempre...). Questi strumenti possono solo servire nell'ottica di un futuro ricorso al Tar... col quale fare vedere al Giudice quant'è stata ottusa la P.A. Almeno così, in sede di liquidazione delle spese, il Giudice ne terrà conto...

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"Il fatto che un'opinione sia ampiamente condivisa, non è affatto una prova che non sia completamente assurda. Anzi, considerata la stupidità della maggioranza degli uomini, è più probabile che un'opinione diffusa sia cretina anziché sensata". Bertrand Russell.